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    Ricordo della Prima Guerra 1915-1918
  • a cura di Gianfrancesco Cromaz G. B. Trombetta (1883-1953) nacque a Osoppo, fu parroco a Sant’Odorico di Flaibano e a Ronchis di Latisana. Piccolo di statura, acuto di mente e di forte personalità, scrisse il più importante diario sull’occupazione austro-ungarica del Friuli all’età di trentaquattro anni, pubblicandolo a Bagnacavallo. Questa edizione, curata da Gianfrancesco Cromaz, consente al lettore di capire – a distanza di 90 anni – i riferimenti a persone, gli avvenimenti e luoghi che risulterebbero ostici: ne emerge l’opera immane dei parroci friulani in difesa della popolazione dai soprusi degli invasori, solo 79 sacerdoti su 642 lasciarono il Friuli, e senza di loro molte donne, bambini e vecchi avrebbero incrementato il prezzo che quella guerra chiese.
  • Ricordi di guerra - L'attacco con i gas sul San Michele e la riconquista delle trincee Prefazione di Nicola Persegati "L'ordine era esplicito... però incompleto! E la situazione generale qual'era? Chi avevo ai fianchi? Chi a tergo? [...] Appena la compagnia fosse a posto, scattare all'assalto alla barionetta. Io, sarei uscito il primo per dare il segnale". Raccomandai agli ufficiali di non muoversi fino a quando l'ultimo soldato non avesse scavalcato il parapetto. Mi portai all'estrema sinistra della compagnia, e iniziai nel camminamento il movimento di discesa. [...] Quando giunsi alla base della montagnola sulla quale fino allora ero stato, uno spettacolo terrificante si parò ai miei occhi. Il camminamento era seminato di morti. Per terra, alcuni accovacciati, altri addossati ancora alle pareti del camminamento, gialli in volto, rattrappiti, con gli occhi sbarrati. Qualcuno anche col cranio fracassato dalle mazze ferrate, che per la prima volta in quella occasione avevano usato gli austriaci. Dio! Che spettacolo orribile! Non avevo mai visto tanti morti! Si doveva calpestarli per passare. C'erano anche parecchi austriaci morti anche loro di gas. Erano venuti troppo presto all'assalto, mentre ancora le nostre trincee e i camminamenti erano invasi dai gas, e vi avevano trovato la morte..."
  • Riccardo Giusto - Tra storia e Leggenda la vicenda del primo soldato italiano caduto nella Grande Guerra Prima Guerra Mondiale. L’Alpino Riccardo Giusto è stato il primo Caduto italiano in combattimento della Prima Guerra Mondiale. Non un eroe, ma un simbolo. Il simbolo di quella gioventù variegata, figlia di un’Italia unita ma ancora da amalgamare, che il richiamo perentorio di una Patria ingorda trascinerà nel vortice tritacarne della folle tragedia della Grande Guerra. Questo studio vuole essere un inchino alla Memoria di tutte le vite spezzate, accomunate nella fine al giovane Alpino udinese, travolto dalla mala sorte prima, e dal beffardo destino poi, che oltre al sacrificio estremo della vita pretese anche quello del nome. A distanza di un secolo dalla sua morte, è nostro dovere rendergli Giustizia nel nome, e Pace nell’eterno riposo.
  • La Grande Guerra è forse l'unico fatto storico del quale si possa andare fieri, al quale far risalire l'amor di patria e la presa di coscienza legata al momento basilare del cammino della cittadinanza politica. Il momento dell'amalgama non è quindi il Risorgimento o la Resistenza - in quanto compiuti da poche migliaia di italiani e sfociati comunque in guerre civili - ma come chierisce l'autore il senso di patria e di fierezza possono basarsi a pieno titolo sul sacrificio collettivo pagato da tutti durante la Prima guerra mondiale.
  • Un manuale agile, illustrato con le principali battaglie, che consente a chiunque di avere chiara la successione dei combattimenti sui 600 km del fronte italiano in relazione con quanto accadeva sugli altri teatri di guerra. Si alternano alla descrizione delle battaglie e degli scontri anche curiosità, aneddoti e cenni biografici sull'esperienza di guerra dei personaggi che sarebbero poi diventati protagonisti del Novecento.
  • Vademecum di storia militare Un prontuario che in ordine alfabetico chiarisce le varie questioni di storia militare dati, numeri, definizioni Tutto ciò che non c’è nei libri di testo, per consentire a tutti di entrare nel merito del Centenario 1915-2015.
  • Eravano sulla linea del fuoco - Il racconto di un Bersagliere della Grande Guerra Il racconto di un bersagliere della Grande Guerra ricostruito attraverso le memorie dei figli e i documenti d’archivio. Un esempio di trasmissione della memoria storica in cui la storia familiare si coniuga con la storia nazionale.
  • In guerra e in prigionia - 28 febbraio 1917 22 dicembre 1918 Seconda Guerra MondialeFrancesco Isola nasce a Montenars, allora frazione di Artegna, il 6 luglio 1897 da Isidoro e Zecchini Lucia. Consegue il titolo professionale di assistente edile in una scuola privata di Gemona. Frequenta la Scuola tecnica governativa di Udine con licenza nel 1914. Inizialmente aiuta il padre agricoltore nell’azienda di famiglia prima ad Artegna, dove si sono trasferiti da Montenars, quindi a Gradisca di Spilimbergo Viene arruolato dal Distretto militare di Sacile con la classe 1898 nel 57° Reggimento Fanteria con sede a Padova. Parte per il fronte nell’aprile 1917 da Faedis dove riceve l’intero equipaggiamento da guerra, comprese le armi da fuoco. Alcuni giorni dopo, a marce forzate, passando per Caporetto raggiunge le località di Volaria e Gabria sul fronte di Tolmino. Ai primi di maggio viene schierato sulla linea di combattimento, sulle falde tra il monte Merzli ed il Vodil dove passa al 155° Fanteria, Brigata Alessandria. Viene mandato dal Comandante a stabilire un contatto per ricevere ordini, dato che le segnalazioni non funzionano a causa di un furioso bombardamento nemico. e viene catturato dagli Asburgici. Rimane prigioniero per 15 mesi in vari campi di prigionia tra cui Dortmund, rientrando nel febbraio 1919, al termine del conflitto, dopo un avventuroso viaggio attraverso l’Olanda e la Francia. Viene trattenuto al Corpo per altri 18 mesi durante i quali è chiamato a reprimere i moti rivoluzionari nelle campagne del Padovano. E’ congedato il 15 maggio 1920 (con decreto 7.11.20) dopo quasi 40 mesi lontano da casa.
  • Non solo Rommel, anche Rango - Jeza- Caporetto raccontata dal colonnello del 3° Jager Cosa realmente accadde il 24 ottobre 1917. Dell’attacco delle divisioni tedesche dell’ala sinistra il 24 ottobre due erano le punte di sfondamento: il Bayer Leib Regiment – il reggimento bavarese della Guardia – del maggiore Robert von Bothmer dell’Alpenkorps (il distaccamento del battaglione da montagna del Württemberg comandato dal tenente Rommel aveva solo un ruolo di fiancheggiamento sulla destra), e il 3° reggimento Jäger della 200a divisione comandato dal colonnello Ralf von Rango, uno dei migliori ufficiali delle truppe da montagna tedesche. La sua relazione è un tassello fondamentale per la comprensione di ciò che realmente accadde il 24 ottobre 1917. Completa la ricostruzione dei fatti la relazione di Ludwig Riegl sul contributo dell’artiglieria al successo dello sfondamento di Tolmino.
  • Due anni di guerra - 31 agosto 1915 31 agosto 1917  Augusto Soramel L'originalità dell'esperienza bellica di Augusto Soramel è data dal fatto che fu uno dei pochissimi combattenti a sopravvivere tre anni di guerra passando per alcuni dei settori più contesi del fronte isontino. Fu alle falde del Podgora, che dal giugno 1915 all'agosto 1916 costò la vita a migliaia di fanti della seconda e terza armata italiana e al tenente irredento Scipio Slataper, ricordato nel testo. Dopo l'esperienza presso la testa di ponte di Tolmino-Jeza, fu successivamente trasferito sull'alto Isonzo, dove affrontò il combattimento nella conca di Plezzo, nella forra del torrente Slatenik alle pendici del temibile Javorcek; venne destinato infine come aspirante ufficiale al fronte del Carso, dove prese parte alle ultime tre offensive dal novembre 1916 al settembre 1917. Sul Carso partecipò all'attacco del micidiale nodo trincerato di Bosco Malo nei giorni della decima battaglia (maggio 1917) e visse le logoranti fasi dell'undicesima battaglia alle pendici dell'Hermada, nella zona di San Giovanni di Duino (agosto-settembre 1917).
  • Quattro anni senza Dio vol 2 - Un mazziniano dalle trincee del Carso allo Stato Maggiore Questo diario narra la straordinaria vicenda militare di un ufficiale di complemento che, da comandante di plotone sul Carso, condivide con i fanti l'inferno degli assalti. Capitano per merito di guerra, arriva a comandare un battaglione della Chieti e a vincere il concorso per ufficiale di Stato Maggiore - assieme a Ferruccio Parri, Giovanni Gronchi e Oscar Sinigaglia dandoci un inedita descrizione della comoda vita lontano dai combattimenti. Ritornerà a combattere nel giugno 1918 sul Piave e contribuirà alla conquista del Panarotta.
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