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Fra Cielo e nevi eterne, forti di giovinezza e d'ardire Prefazione di Marino Biondi Postfazione di Stefano Majnoni. In questo libro è stata ricostruita la vicenda militare del capitano Massimiliano Majnoni, comandante della 245 a compagnia del Val d'Intelvi, schierato fin dal maggio 1915 nella Valcamonica. Si raccontano le epiche imprese degli alpini sui ghiacciai dell'Adamello e le sanguinose battaglie per la conquista di Conca Presena, del Monticello, di Passo Fargorida e Topete. Della conquista nel 1918 delle Marocche orientali e del passo dei Segni. In quest'ultima azione la compagnia di Majnoni ebbe ben 27 medaglie al valore. Alla fine della guerra Majnoni divenne addetto alla segreteria del Governatore di Trento Pecori-Giraldi, facendo poi parte della Delegazione Militare Italiana a Versailles. Qui strinse amicizia con Curzio Malaparte. Il carteggio inedito con lo scrittore pratese, che allora stava scrivendo Viva Caporetto, costituisce un eccezionale documento storico e letterario. Congedato nel 1922, il Majnoni divenne uno dei più stretti collaboratori di Raffaele Mattioli alla Banca Commerciale Italiana.
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Fucilate i fanti della Catanzaro. La fine della leggenda sulle decimazioni della Grande Guerra Per la prima volta viene ricostruita la più grande rivolta italiana nella Grande Guerra, quella di Santa Maria La Longa nella notte tra il 15-16 luglio 1917 e quella del 1916 sul Monte Mosciagh. Rivolte che portarono a decimazioni che generarono una leggenda. Frutto di una pluriennale ricerca d'archivio questo libro copre una lacuna storiografica su uno degli episodi più crudeli della guerra. Gli autori sono fra i maggiori storici della Grande Guerra, tra i loro libri: Francesco Baracca una vita al volo (1999), e le Fucilazioni sommarie nella prima guerra mondiale (2005).
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Out of StockGenerali senza manovra La battaglia di Pradis di Clauzetto nel racconto degli ufficiali combattenti
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Gorizia 1915 – 1918
20,00€Gorizia 1915 -1918 -
Grado
15,00€ -
Graffiti di guerra
20,00€Graffiti di guerra La voce dei soldati incisa sulla roccia. Ecco cosa esprimono i graffiti della Grande Guerra, vale a dire i particolari beni storico-culturali incarnati dalle testimonianze scritte (epigrafi, incisioni, targhe, lapidi, scritte...) ancora oggi esistenti, in ragione di migliaia, tra le vestigia delle opere e sui campi di battaglia del Primo conflitto mondiale. Circa 1800 sono i graffiti conosciuti dagli operatori del Museo della Grande Guerra di Ragogna nel territorio compreso tra il Friuli Venezia Giulia, la Slovenia e la Carinzia, ritrovati nel corso di una ricerca ventennale, tuttora in corso, finalizzata alla fotografia e al censimento. Italiani, austro-ungarici e germanici, ufficiali o individuali, "patriottici" o "pacifisti", essi rappresentano non solo un prezioso elemento di memoria, ma anche una puntuale e talvolta assai utile, per quanto inconsueta, fonte storiografica. Registrarne almeno i dati storico-geografici, prima che si completi l'ineluttabile rovinio materiale a cui le incisioni sono soggette, è la missione del progetto Catasto dei graffiti della Grande Guerra: per salvare un prezioso patrimonio storico e per non dimenticare il sacrificio vissuto dai soldati e dai civili di tutte le Patrie. -
Grande Guerra e ribellione contadina - Chiesa e Stato, possidenti e contadini in Veneto e Friuli (1866-1921) Dopo la Grande Guerra le campagne nord-orientali furono teatro della più grande agitazione agraria italiana che mobilitò oltre 580.000 contadini e braccianti organizzati dalle leghe cattoliche e socialiste. Nelle regioni teatro dello scontro tra due eserciti e occupate militarmente dagli austro-ungarici, si ebbe la più grande ribellione contadina del 900 italiano. Dal fitto intreccio di vicende individuali e delle storie famigliari dei proprietari emergono i caratteri sia di un popolo di contadini legati tenacemente alle consuetudini, alla solidarietà e all'associazionismo, ma emergono anche le caratteristiche delle élites terriere, dei parroci e dei vescovi.
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Le vicende della Brigata Sassari, il reparto più decorato del Regio Esercito durante la Grande Guerra, si incrociarono con quelle della comunità calcinatese poco dopo la sua costituzione avvenuta nel febbraio 1915 a Tempio Pausania e Sinnai. La Sassari venne infatti stanziata a Calcinato, nel Bresciano, all'interno della zona di radunata e schieramento del XIII corpo d'armata, dal primo giugno al 20 luglio 1915. Qui completò l'addestramento in vista dell'impiego bellico che sarebbe poi avvenuto a partire dal 24 luglio sul fronte del Carso. Le gloriose gesta compiute nel conflitto e la tipicità regionale della Sassari rappresentano ancora oggi rilevanti spunti di ricerca per la storiografia militare e per quella sulle tradizioni e vicende socio-politiche dell'autonomismo sardo
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Guida ai campi di battaglia dell'Altopiano dei sette comuni - Melette Altopiano orientale Il secondo volume delle guide dell’altopiano le brigate Sassari, Piacenza e Perugia, Paolo Monelli e gli alpini nelle battaglie del 1916-1917.
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Guida ai campi di battaglia dell'Altopiano dei sette comuni - Monte Ortigara L’Altopiano dei Sette Comuni è uno splendido angolo d’Italia coinvolto in alcuni dei combattimenti più cruenti e furibondi del conflitto. L’escursionista trova le tracce imponenti ed in alcuni tratti tanto vive da parlare ancora con eloquenza di personaggi straordinari, avventure incredibili e sacrifici inumani. Uno dei più interessanti “musei all’aperto” europei raccontato dai massimi esperti dei luoghi e della storia
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Guida ai forti della Grande Guerra sul “fronte invalicabile tra l’altipiano dei sette comuni e gli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna. Gli ambienti incontaminati degli Altipiani hanno anche il fascino di essere stati per due anni sconvolti dalla "guerra dei forti" e dalla strafexpedition. I segni dei cannoneggiamenti e degli scontri furibondi sono rimasti nei racconti collegati con i ruderi dei luoghi. Vi sono però delle storie che pochi conoscono... Zigliotto ha basato la sua conoscenza storica sulle letture di manoscritti e testi originali in tedesco ed è andato alla ricerca dei luoghi descritti da Luis Trenker, Fritz Weber e da molti ufficiali italiani. Ha ricercato con meticolosità nei luoghi storici dei fatti avvenuti i punti descritti accomunandoli in quest'unica opera.
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La guida, riccamente illustrata e unica nel suo genere, contiene una vasta e analitica ricognizione dei sacrari e ossari disseminati sul territorio consentendo, a chi lo desideri, di percorrere un vero e proprio viaggio nella memoria storica del nostro Paese. Non si tratta infatti solo di località, ma di monumenti della memoria e, con essa, del lutto e del mito della Grande Guerra. Luogo per luogo, con cura e dettagliatamente, sono indicate le caratteristiche di complessi monumentali, cimiteri militari e significativi siti illustrativi della prima guerra mondiale sul fronte italiano. Le tappe dell’itinerario sono: Passo Stelvio e Val Venosta - Passo del Tonale - Valli Giudicarie - Valle di Ledro - Val d’Adige -Vallarsa (Ossario di M.Cimone e di Arsiero) - Altopiani di Lavarone e Folgaria - Altopiano d’Asiago - Dolomiti di Ampezzo e Cadore - Dolomiti di Sesto e Comelico - Carnia (Tempio Ossario di Timau e Passo Monte Croce Carnico) - Valle dell’Isonzo (Sacrario di Caporetto) - Carso (Sacrario di Redipuglia, Oslavia e vari Cimiteri), Monte Grappa - Prealpi Feltrine e Trevigiane - Montello - Piave (Sacrario di Fagarè) - Lombardia: Brescia, Bormio, Salò - Trentino Alto Adige: Bolzano, Colle Isarco, Trento - Veneto: Bassano, Treviso,Verona - Friuli Venezia Giulia: Aquileia, Prossecco, Udine - Estero: Arnoldstein, Plokenpass, Tolmino, Bligny.
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Out of StockGuida ai Sentieri del Carso triestino, monfalconese e goriziano
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Guida al Percorso Storico del Brestovec propone al visitatore un interessante "percorso della memoria" incentrato attorno a "quota 208": una piccola, ma storicamente importante, elevazione che sovrasta e domina il Vallone di Gorizia. Il volume accompagna il lettore-escursionista attraverso i secoli, lungo i fili di un racconto che ripercorre la storia millenaria di quest'altura posta sul Carso isontino, il cui nome divenne noto ai più soltanto durante l'immane tragedia della Grande Guerra.
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Il Monte Grappa prima della Guerra; gli avvenimenti; il ripiegamento; l'organizzazione difensiva; l'attacco austriaco al Grappa; la battaglia d'arresto; la battaglia del Solstizio; la battaglia di Vittorio Veneto; importanza militare del Grappa; Le strade; le escursioni.
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Out of StockI bombardieri del re – la storia e l’armamento del Corpo dei Bombardieri della Grande Guerra
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I Cavalieri del Cielo - L'Aviazione Militare Italiana dalle origini della Grande Guerra. Le "Aviazioni con le stellette" in Italia oggi
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Out of StockI cecchini nella Grande Guerra Sembra paradossale, ma nella guerra di massa e di materiali ogni esercito si dotò di franchi tiratori - gli Scharfschutzen tedeschi, gli snipers britannici, americani e canadesi, i tirailleurs d'élite francesi, i tiratori scelti italiani e i cecchini austro-ungarici - in realtà la storia di costoro è avvincente tanto quanto il film Il sergente York con Gary Cooper.
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I diari di un anonimo rugbista
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I distintivi delle truppe alpine 1915-1945 Quest’opera non vuole essere solo uno strumento utile al collezionista, ma vuole soprattutto tenere desta e consegnare alle nuove generazioni la memoria della storia, delle tradizioni e dello spirito di corpo delle Truppe Alpine. Questa pubblicazione non è solamente un catalogo: vi sono elencati, codificati e descritti tutti i distintivi dei reparti alpini coniati tra il 1915 ed il 1945, di cui si ha notizia, ma vi si racconta anche la storia di tutti quei reparti di cui è stato catalogato e descritto il distintivo. La storia Si è ritenuto necessario introdurre anche la storia dettagliata di quei reparti i cui distintivi sono trattati in questa pubblicazione, con lo scopo di dare la possibilità al lettore di inquadrare il distintivo nella vita del reparto. Di ogni reparto è stata citata la data di nascita, la sua costituzione organica e le modifiche che questa ha subito nel tempo; le dipendenze organiche e loro variazioni. Sono state elencato le Campagne di guerra a cui il reparto ha partecipato fino al suo scioglimento o, fino ad oggi, per quelli ancora in vita. La storia del reparto precede la codificazione e la descrizione dei suoi distintivi. I distintivi sono stati elencati secondo un criterio ordinativo prettamente militare. Sono stati ordinati in sette grandi “Gruppi” che si riferiscono alle Grandi Unità, alle Armi: – fanteria, artiglieria e genio – ed ai Servizi delle Truppe alpine. Nel I° gruppo sono trattati i distintivi delle Grandi Unità alpine; nel II° gruppo quelli delle unità della fanteria alpina, nel III° quelli dell’artiglieria alpina, nel IV° quelli del genio alpino; nel V° quelli dei Servizi dei reparti alpini, nel VI° quelli dei reparti addestrativi. Il VII° Gruppo infine sono catalogati i distintivi dei reparti alpini che hanno fatto parte dell’Esercito della Repubblica Sociale Italiana. I Gruppi sono a loro volta suddivisi in Sezioni in base al livello organico dei reparti che usavano il distintivo: Armata, Divisione, Brigata, reggimento, battaglione, gruppo, compagnia e batteria. I reparti che fanno parte di una Sezione sono elencati in ordine alfabetico o numerico a seconda che il reparto sia contraddistinto da un nominativo o da un numero. ed i loro distintivi sono contraddistinti da un numero progressivo all’interno della Sezione. Quando un reparto ha avuto più distintivi, questi sono elencati in ordine cronologico e numerati progressivamente. Le varianti di uno stesso distintivo sono indicate ciascuna con una lettera. Ogni distintivo, pertanto, è indicato con un numero romano che indica il gruppo, con una lettera maiuscola che indica la sezione e con un numero arabo progressivo, relativo alla Sezione di appartenenza, mentre le sue varianti sono indicate ciascuna con una lettera. Ad esempio il primo distintivo coniato del 3° reggimento artiglieria alpina è classificata come: III°/A-2-a.
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Nel 1914 iniziò quella guerra mondiale di cui Walter Schwarz scrisse: “l’esercito austro-ungarico, partì verso la sua ultima guerra e non tornò mai più indietro: non ci fu più alcuna patria”. Parole amare che illustrano il destino dei reduci dell’esercito imperiale, imprigionati, mal accolti nelle nuove piccole patrie nazionali, costretti a celare il proprio passato militare per tornare a vivere in un mondo nuovo, diverso, privo di tutte quelle connotazioni che magistralmente Claudio Magris riassume nella sua opera Il mito absburgico: “il disincanto è necessario per far balenare un incanto autentico, non retorico né posticcio”, e questo è quanto si propone Roberto Todero in questo volume tutto dedicato alle esperienze di guerra dell’imperiale e regio reggimento di fanteria del Litorale e della Carniola Freiherr von Waldstätten Nr. 97 e di altre unità ancora, raccontate con le parole di chi c’era.
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I Forti e il sistema difensivo del Friuli
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I goriziani e i friulani nel Corpo Italiano in Estremo Oriente (1918-1920)
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I Gradesi nella prima Guerra mondiale