• Nel soccorso prestato agli oltre 600.000 prigionieri italiani il ruolo della Croce Rossa fu fondamentale. Fu l'unica struttura che assistette quei cittadini che, nella presunzione che si fossero dati volontariamente prigionieri, erano stati abbandonati nei lager tedeschi e austriaci dai governi italiani che bloccarono gli invii di pacchi dalle famiglie. Ne morirono centomila. I comitati della Croce Rossa ne salvarono comunque decine di migliaia. Le lettere e i diari dai campi di prigionia, tra i quali Mauthausen e Sigmundsherberg, raccontano la loro dignitosa lotta per la sopravvivenza
  • La guerra dei gas 1914-1918
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    Guida ai Sentieri del Carso triestino, monfalconese e goriziano
  • Davvero Cadorna era un generale che mandava al massacro i soldati in inutili assalti frontali? O c’è una spiegazione diversa? L’azione di comando di Cadorna è sempre stata considerata sotto gli aspetti negativi. Questo libro riequilibra i giudizi, la storia infatti cerca di spiegare l’accaduto, al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni. Ricondurre la biografia di Cadorna alla realtà della storia, significa anche rivalutare il valore dei fanti italiani nella guerra che ha segnato l’immaginario collettivo. La campagna accusatoria nei confronti di Cadorna di alcuni intellettuali mirante alla soppressione delle piazze dedicate a Cadorna viene da questo libro scritto da un grande storico italiano stigmatizzata. Il libro susciterà un vespaio perché molti di questi intellettuali sono ancora una volta caduti nell’ideologia.
  • Il contro risorgimento Gli italiani al Servizio Militare - I Lombardi, i Veneti e i Friulani nell'Imperial Regia Armata dal 1814 al 1866 Prefazione di Piero Del Negro Il libro è la prima completa ricerca sull'Archivio della guerra di Vienna sui reggimenti che impiegarono italiani nelle guerre europee: rivoluzione del 1848, Sadowa, Croazia e Italia. Sono descritte le battaglie con i nomi dei soldati e degli ufficiali italiani. Un volume essenziale per la rilettura di uno dei momenti fondanti l'identità nazionale.
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    Una guerra da Re - Vittorio Emanuele III nel Friuli della Grande Guerra
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    Dalla Galizia all'Isonzo Storia e storie dei soldati triestini nella Grande Guerra - Italiani,sloveni e croati del k.u.k. i.r. Freiherr Von Waldstatten nr.97 Tra molteplici identità politiche e culturali presenti nel 97°, in cui furono inquadrati in prevalenza militari provenienti dalle province meridionali dell'impero, la storiografia liberalnazionale ha privilegiato l'irredentismo, presente sia tra i militari di lingua italiana che di lingua slovena. Queste pagine ci aiutano a comprendere come la storia di lungo periodo, nel nostro caso 536 anni di dominio asburgico, non possa non incidere ancora oggi nella mentalità collettiva nonostante i rivolgimenti epocali e gli sconvolgimenti demografici susseguitesi dopo il '18. In seguito al crollo dell'Austria, i reduci del 97°  avrebbero dovuto affrontare tante altre dure prove, non ultima tra le quali l'oblio della memoria. Questa articolata ricerca con l'apporto di una ricca bibliografia internazionale, integrata da fonti visive, testi di canzoni, evoca atmosfere, restituisce parti di memoria rimossa dal nazionalismo fascista, recuperando la fisicità di luoghi cancellati dai nuovi poteri. Un lavoro motivato da pietas civile che ci aiuta a ricomporre un complesso mosaico fino ad oggi ignorato dalla storia ufficiale.
  • Antonio Cantore - Da Assaba alle Tofane il mito del Generale Alpino La prima biografia completa di un personaggio mitico della storia alpina.
  • Centoquarantaquattro e dintorni - La 7, 8, 9 battaglia dell'Isonzo: settembre - novembre 1916 Questo libro è un'opera riguardante la Prima Guerra Mondiale sul Carso isontino del Vallone di Gorizia, e nello specifico nell'affrontando dettagliatamente la 7°, 8° e 9° battaglia dell'Isonzo (settembre - novembre 1916) sull'altura denominata "Quota 144". Il taglio del libro è un compromesso tra una classica Histoire-Battaille, ricostruita attraverso l'approfondita e dettagliata consultazione di fonti ed archivi storici, e memorialistica di ambedue le compagini che rendono più dinamico e "vivo" il racconto. L'opere è corredata di tre schede di approfondimento relative a tre protagonisti di altrettanti capitoli, alcuni sconosciuti, altri piuttosto noti: un Ufficiale austroungarico Theodor Wanke, che meriterà la più alta onorificenza militare dell'Impero; un Dragone italiano, Elia Rossi Passavanti la cui storia personale, sia militare (pluridecorato tra cui due M.O.V.M. nelle due Guerre Mondiali) che civile, meriterebbe una memoria ben più diffusa; un caporalmaggiore dei Bersaglieri, ferito gravemente sulla quota, Benito Mussolini, che rischio di non entrare nella storia. Altre sei schede di approfondimento riguardano i due Eserciti  contrapposti nel 1916, le tattiche, alcune corpi e armi particolari del primo conflitto: Bersaglieri ciclisti, Cavalleria, mitragliatrici e lanciafiamme. Una particolare cura è rivolta al dare un "volto" ai fatti d'arme approfondendo frequentemente i profili di coloro che combatterono e caddero sulla quota, tramite notizie, motivazione delle decorazioni, fotografie. 128 tra fotografie e mappe storiche corredano la ricerca. I principali Reparti italiani menzionati sono: III, V, XI battaglione Bersaglieri ciclisti; 7° 11° Bersaglieri; Brigate di fanteria: Cremona, Lazio, Catania, Bari, Bergamo; Cavalleria: 4° reggimento Genova, 2° reggimento Piemonte Reale; 5° lanceri di Novara; molteplici reparti Mitraglieri, Bombardieri, di artiglieria, Genio, 2° comp. lanciafiamme. Al libro è allegata una guida a tre itinerari attuali.
  • L'impossibile missione di Romanelli - Un ufficiale italiano nell'Ungheria della rivoluzione Quando il 4 novembre 1918 a Padova fu stipulato l’armistizio di Villa Giusti non era passata per la mente degli italiani che l’impero austro-ungarico sarebbe stato distrutto dalle rivoluzioni nazionali e dalle rivoluzioni sociali. Il Regio Esercito affidò a un tenente colonnello d’artiglieria che conosceva perfettamente il tedesco il compito di far applicare i termini dell’armistizio al governo rivoluzionario ungherese di Béla Kun che aveva appena espulso le delegazioni degli eserciti alleati. L’opera di Guido Romanelli in Ungheria durante il periodo rivoluzionario e l’occupazione militare rumena è entrata nella leggenda. Oltre che salvare migliaia di italiani d’Ungheria ex sudditi austriaci, salvò anche migliaia di ungheresi dalle esecuzioni sommarie, con sapienti e accorte azioni legali e illegali, palesi e occulte, melliflue e d’autorità, dimostrando un’umanità che in un epoca di rivoluzioni e controrivoluzioni rappresentò per molti ungheresi il solo conforto e l’unica possibilità di salvezza. È considerato eroe nazionale ungherese.
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    Generali senza manovra La battaglia di Pradis di Clauzetto nel racconto degli ufficiali combattenti
  • Il rovescio delle medaglie al Valor Militare
  • Kappenabzeichen Distintivi da berretto austroungarici - Piccoli oggetti d'arte e di racconto della grande guerra Prefazione di Walther Schaumann Piccoli oggetti d'arte e di racconto della grande guerra Prefazione di Walther Schaumann. Il volume analizza i distintivi da berretto dell'esercito austroungarico per presentarli e farli conoscere al di fuori del semplice schematismo militare. Non solo quindi come il distintivo di questo o quel reparto, ma come quello che è in realtà: un piccolo oggetto d'arte ricco di storia. Questi particolarissimi oggetti sono infatti analizzati dal punto di vista del regolamento militare e da quello della propaganda di guerra. Essi sono così inquadrati nell'arte del loro tempo. Non un catalogo quindi ma un compendio sulla storia del Kappenabzeichen. Il volume è riccamente illustrato a colori, con schede esplicative dei singoli distintivi e degli oggetti a essi correlati. Das Buch analisiert die Kappenabzeichen des österreichischen-ungarischen Heeres, um sie außerhalb des einfachen militärischen Schematismus vorzustellen und bekannt zu machen. Nicht nur als Abzeichen dieser oder jener Abteilung, aber was es in Wirklichkeit ist: ein kleiner Kunstgegenstand, reich an Geschichte. Diese besonderen Gegenstände sind in Hinsicht der militärischen Vorschriften und der Kriegspropaganda analisiert. Sie sind in die Kunst ihrer Zeit eingeordnet. Kein Katalog, aber eine Zusammenfassung in der Gschichte der Kappenabzeichen.
  • La decimazione - Amore e morte sullo sfondo della Grande Guerra Stefano Manduso è un giovane ufficiale della "Brigata Catanzaro" che, abbandonati gli studi nella sua città d'origine, partecipa con slancio patriottico alla Prima Guerra Mondiale. All'iniziale entusiasmo, frutto anche di romanticismo e grandi ideali, si contrapporrà, col passare del tempo, il vero volto della guerra, fatto di crudeltà ed orrore, che gli consentirà di attuale una profonda, ma lacerante, maturazione interiore. Gli ordini assurdi, gli assalti suicidi, la dura vita di trincea, l'esecuzioni sommarie, si mescoleranno, giorno dopo giorno, all'eroismo e al coraggio dei singoli. La storia d'amore con Betta e l'amicizia profonda con Giovanni, troveranno poi la loro evoluzione nelle aride e brulle pietraie del Carso, ove si infrangeranno i sogni e le speranze giovanili.
  • È soprattutto una storia d’avventura di un ragazzo idealista e testardo, che attraversa la Siberia nel 1918. La storia ha inizio in un campo di prigionia all’estremo margine della Russia orientale. Per l’autore la meta è l’Europa, e qualsiasi mezzo per raggiungerla è buono. Il primo passo è la fuga dal campo; poi un viaggio con la Transiberiana che in due settimane porta gli evasi - l’autore e i suoi compagni - da Khabarovsk (a nord di Vladivostok) fino alla regione, solitaria e remota, dei monti a nord dell’Amur. Da qui bisogna proseguire a piedi; e i viaggiatori, dopo aver scavalcato passi e percorso valli, aggiungono infine il fiume Vitim che scorre in direzione dell’Artico. Lo percorrono navigando su zattere e finalmente, sfidando correnti e cascate, arrivano al mondo cosiddetto civile.
  • La Guerra nelle Montagne
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    La Val Resia e la Valle Uccea sono le direttrici che collegano nel modo più breve il fiume Isonzo con il Tagliamento. Furono un teatro fondamentale dello sfondamento di Caporetto. In quelle strette vallate le divisioni di élite austro-germaniche si trovarono il passo sbarrato dalle retroguardie italiane che, con disciplina e senso tattico, ingaggiarono battaglia, la Battaglia della Val Resia, che questo libro riscopre e racconta.
  • Udine nel suo anno più lungo - ottobre 1917 novembre 1918 Un omaggio a Udine, capitale della guerra, che rivede la luce in occasione dei centociquant'anni dell'Unità d'Italia.
  • Testimonianze dal fronte - Momenti di vita nelle trincee austro-ungariche
  • Scrittori austriaci sul fronte dell'Isonzo - Reportage del Kriegspressequartier
  • Mediterraneo imperiale - Breve storia della marina da guerra degli asburgo 1866-1918 Le vicende misconosciute della k.u.k. Kriegsmarine, attraverso le storie di uomini e navi. Nella battaglia di Lissa (20 luglio 1866), poco prima dell’affondamento della corazzata italiana Re d’Italia, Maximilian Daublesky von Sterneck, il comandante di quella austriaca, urlò in veneto al suo timoniere, Tommaso Penzo detto Ociai: «Daghe dosso che la ciàpemo». Di Tegetthoff fu invece la celebre frase a conclusione della battaglia: «navi di legno comandate da teste di ferro hanno sconfitto navi di ferro comandate da teste di legno». Il racconto della marina imperiale si snoda in mezzo secolo e riserva al lettore infinite sorprese.
  • Da sotto la Marmolada II - Reperti di guerra - Guida al Museo di Passo Fedaia - Marmolada
  • Zaino di sanità

    18,00
    Prefazione di Paolo Gaspari Se con "I Tetti rossi: ricordi di un manicomio", vinse il Premio Viareggio nel 1931, con "Zaino di sanità" fornisce un testo di preziosa testimonianza sulla vita di un medico in prima linea, nella Dolina delle Caverne sul Carso. La sua presenza a Santa Maria la Longa nella notte in cui si svolge l’ammutinamento di alcuni reparti della Catanzaro con la conseguente decimazione è l’unica testimonianza di uno dei momenti più drammatici della Prima Guerra Mondiale. Il volume contiene saggi di Arnaldo Cherubini, Carlo Cordié e l’Itinerario Tumiati alla Dolina delle Cavernedi Paolo Pizzamus con la descrizione dei fatti d’arme.
  • La Grande Guerra fu la guerra in cui i mezzi di distruzione di massa assunsero il ruolo preponderante. Furono molte le forme di distruzione oltre alla morte sul campo e per ferite: vi fu la distruzione della mente – la pazzia, di qui l’analisi delle lettere dagli ospedali psichiatrici –, la distruzione della capacità riproduttiva e della famiglia – la nascita degli “illegittimi” –, la distruzione per malattie che non figura quasi mai nelle statistiche ma comportò la morte di oltre 180.000 soldati – il saggio di Ceschin è un importante contributo alla storiografia di guerra –, e infine la distruzione totale: la Spagnola. Un volume fondamentale per la storia sociale della Grande Guerra
  • Per molti sarà sorprendente scoprire che anche i cani, gli animali che sono a ragione considerati i migliori amici degli uomini, hanno preso parte attiva nei diversi episodi bellici della nostra storia. Qui sono narrate, con ricchezza di particolari e annotazioni inedite, le vicende delle migliaia di cani che l’esercito austro-ungarico utilizzò, alla stregua di veri e propri soldati, nel corso della Prima Guerra Mondiale. Si racconta come I cani fossero letteralmente mandati in guerra per un periodo di leva e, se attraversavano indenni la miriade di pericoli e traversie cui erano costretti, restituiti ai loro padroni. Le regole d’ingaggio, scrupolosamente riproposte dai documenti ufficiali dell’epoca, prevedevano l’assegnazione alle mansioni più diverse: dal traino di carrette per il trasporto di materiali e feriti alla segnalazione dei soldati colpiti (Sanitätshund), dalla guardia a prigionieri e obiettivi militari (Polizeihunde) alla caccia ai ratti che si insinuavano nelle trincee. La ricca documentazione fotografica, accompagnata da illustrazioni dell’epoca, riporta un aspetto poco conosciuto della Prima Guerra Mondiale nella cui evoluzione i cani, progenitori di quegli stessi animali che oggi abitano le nostre case, ebbero un ruolo tutt’altro che secondario e definito da norme ben precise. Avventure di guerra, commoventi e crudeli, di un esercito di cani di tutte le razze, costretto a una missione che non era certamente nella sua indole.
  • Quando si parla del “vissuto” della grande guerra vengono predilette le testimonianze d’intellettuali o di eroi, quelli, per intenderci che vengono colpiti in fronte e hanno il tempo di pronunciare frasi complicate e lunghissime, date le condizioni, sempre inneggianti a sentimenti elevati, a vittorie e all’onore del reggimento. Nella realtà storica morire per un colpo in fronte era una fortuna. La gran parte dei combattenti rimaneva infatti ferita. E non moriva subito. Non si può capire cosa sia una guerra senza conoscere le devastazioni nei corpi di giovani bersaglieri erculei, di fanti, di alpini sornioni, di territoriali con moglie e figli. Ragucci, napoletano, cinquantenne maggiore medico, è un personaggio della borghesia partenopea, pieno di garbo, cultura e umanità, catapultato nel cuore delle Dolomiti, a Cortina, a dirigere l’ospedale 040 nel famoso Hotel Cristallo della famiglia Menardi, sotto i boschi del Faloria; è questa l’epicità della grande guerra: un napoletano che racconta il fascino unico delle nevicate, dei boschi, dei ruscelli, dei tramonti e delle notti in uno dei luoghi più belli d’Italia e nel contempo narra ciò che accade dentro l’ospedale 040 dove per due anni arrivano centinaia di italiani feriti, congelati e sommersi da valanghe. Mai ci era stato dato di leggere pagine più dense sulla ritirata causata dallo sfondamento di Caporetto come quelle di Ragucci. Il suo libro è prezioso perché fa capire veramente cosa causavano i combattimenti e la guerra all’addiaccio, la guerra sopra i 2.000 metri, che nessun altro ufficiale ha mai raccontato.
  • Storie di guerra, di medicina e di letteratura Medicina e guerra, medicina e psicologia e medicina e letteratura sono i tre filoni in cui si snodano gli oltre settanta interventi di storia della medicina. Un libro prezioso non solo per gli specialisti ma anche per gli appassionati di storia.
  • I distintivi delle truppe alpine 1915-1945 Quest’opera non vuole essere solo uno strumento utile al collezionista, ma vuole soprattutto tenere desta e consegnare alle nuove generazioni la memoria della storia,  delle tradizioni e dello spirito di corpo delle Truppe Alpine. Questa pubblicazione non è solamente un catalogo: vi sono elencati, codificati e descritti tutti i distintivi dei reparti alpini coniati tra il 1915 ed il 1945, di cui si ha notizia, ma vi si racconta anche la storia di tutti quei reparti di cui è stato catalogato e descritto il distintivo. La storia Si è ritenuto necessario introdurre anche la storia dettagliata di quei reparti i cui distintivi sono trattati in questa pubblicazione, con lo scopo di dare la possibilità al lettore di inquadrare il distintivo nella vita del reparto. Di ogni reparto è stata citata la data di nascita, la sua costituzione organica e le modifiche che questa ha subito nel tempo; le dipendenze organiche e loro variazioni. Sono state elencato le Campagne di guerra a cui il reparto ha partecipato fino al suo scioglimento o, fino ad oggi, per quelli ancora in vita. La storia del reparto precede la codificazione e la descrizione dei suoi distintivi. I distintivi sono stati elencati secondo un criterio ordinativo prettamente militare. Sono stati ordinati in sette grandi “Gruppi” che si riferiscono alle Grandi Unità, alle Armi: – fanteria, artiglieria e genio – ed ai Servizi delle Truppe alpine. Nel I° gruppo sono trattati i distintivi delle Grandi Unità alpine; nel II° gruppo quelli delle unità della fanteria alpina, nel III° quelli dell’artiglieria alpina, nel IV° quelli del genio alpino; nel V° quelli dei Servizi dei reparti alpini, nel VI° quelli dei reparti addestrativi. Il VII° Gruppo infine sono catalogati i distintivi dei reparti alpini che hanno fatto parte dell’Esercito della Repubblica Sociale Italiana. I Gruppi sono a loro volta suddivisi in Sezioni in base al livello organico dei reparti che usavano il distintivo: Armata, Divisione, Brigata, reggimento, battaglione, gruppo, compagnia e batteria. I reparti che fanno parte di una Sezione sono elencati in ordine alfabetico o numerico a seconda che il reparto sia contraddistinto da un nominativo o da un numero. ed i loro distintivi sono contraddistinti da un numero progressivo all’interno della Sezione. Quando un reparto ha avuto più distintivi, questi sono elencati in ordine cronologico e numerati progressivamente. Le varianti di uno stesso distintivo sono indicate ciascuna con una lettera. Ogni distintivo, pertanto, è indicato con un numero romano che indica il gruppo, con una lettera maiuscola che indica la sezione e con un numero arabo progressivo, relativo alla Sezione di appartenenza, mentre le sue varianti sono indicate ciascuna con una lettera. Ad esempio il primo distintivo coniato del 3° reggimento artiglieria alpina è classificata come: III°/A-2-a.
  • Attraverso le lettere ed il diario di guerra di uno dei più importanti dirigenti del Nazionalismo italiano si ripercorrono le vicende di guerra del capitano milanese Castellini, che con la Brigata Cuneo, il Battaglione Monrosa e Val Cordevole e il 3° Raggruppamento alpini, combattè sulle Dolomiti, sull'Adamello e sul Grappa.
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    La Passione e la gloria del Cividale
  • Il patrimonio storico della Grande Guerra - Commento alla legge 7 marzo 2001, n.78 ntroduzione di Alberto Monticone. La legge nazionale riguarda la tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale. Essa è improntata a una tutela per incentivare e sostenere, più che a vietare, ma "l'usura del tempo e degli agenti atmosferici da un lato, la curiosità e l'interesse degli uomini dall'altro, vanno progressivamente e implacabilmente rimovendo". Per consegnare questo patrimonio alle generazioni future, occorre intervenire: è ciò che si premura di fare questa legge che rappresenta uno strumento eccezionale per la modernizzazione della memoria legata alla Grande Guerra. Il ricco apparato illustrativo documenta le maggiori o più originali operazioni di recupero e valorizzazione sin qui realizzate, dagli itinerari, ai reperti, alle mostre, ai centri di documentazione, ai monumenti, ecc.
  • Le cariche della cavalleria a Pozzuolo del Friuli sono state nell’immaginario collettivo l’epica della Grande Guerra. In questa nuova collana La storia raccontata e illustrata quei combattimenti sono ricostruiti e narrati in tutti i dettagli. Un grande mosaico in cui finalmente si scopre come si svolsero i fatti.
  • A Redipuglia tra i 100.000 c’è anche una donna e le donne nella Grande Guerra hanno centinaia di storie da raccontare. Questo primo libro di una collana racconta storie di donne con un eccezionale apparato fotografico e illustrativo ed è rivolto alle insegnanti e al mondo delle scuole.
  • Una battaglia che per dimensioni e importanza è superiore a Caporetto. Tra Pozzuolo e Codroipo il 30 ottobre 1917 quattro divisioni d’assalto tedesche attaccarono i 300.000 soldati dell’ala destra della 2a armata che si stavano ritirando verso il Tagliamento in decine di scontri. La battaglia costò 60.000 prigionieri, la perdita di tutti i 2000 cannoni della 2a armata e 16 colonnelli e generali (compresi due della gloriosa Sassari). Tranne in Kafka e in Bacchelli, essa non figura in nessun libro di storia e questa è la sua prima ricostruzione. Gli italiani riuscirono tuttavia a passare il Tagliamento.
  • Cos’è Caporetto? Caporetto è la battaglia più importante della storia italiana ed è sinonimo di disastro, ma soprat- tutto di crisi morale, d’inaffidabilità degli italiani, di fuga e di viltà. Questo libro della nuova collana “La storia illustrata e raccontata”, ricostruisce tutte le fasi della battaglia illustrandole con schizzi, foto e planimetrie moderne a colori e soprattutto finalmente scritto e illustrato per un pubblico di lettori comuni
  • Non c'è un paese in Italia che non abbia almeno un suo cittadino caduto sul Carso. Finora non esisteva un volume che ricostruisse le terribili battaglie carsiche; le centinaia di foto e piantine a colori permettono a chiunque di conoscere uno dei momenti cruciali dell'esperienza degli italiani in guerra
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