Quando si parla del “vissuto” della grande guerra vengono predilette le testimonianze d’intellettuali o di eroi, quelli, per intenderci che vengono colpiti in fronte e hanno il tempo di pronunciare frasi complicate e lunghissime, date le condizioni, sempre inneggianti a sentimenti elevati, a vittorie e all’onore del reggimento. Nella realtà storica morire per un colpo in fronte era una fortuna. La gran parte dei combattenti rimaneva infatti ferita. E non moriva subito. Non si può capire cosa sia una guerra senza conoscere le devastazioni nei corpi di giovani bersaglieri erculei, di fanti, di alpini sornioni, di territoriali con moglie e figli. Ragucci, napoletano, cinquantenne maggiore medico, è un personaggio della borghesia partenopea, pieno di garbo, cultura e umanità, catapultato nel cuore delle Dolomiti, a Cortina, a dirigere l’ospedale 040 nel famoso Hotel Cristallo della famiglia Menardi, sotto i boschi del Faloria; è questa l’epicità della grande guerra: un napoletano che racconta il fascino unico delle nevicate, dei boschi, dei ruscelli, dei tramonti e delle notti in uno dei luoghi più belli d’Italia e nel contempo narra ciò che accade dentro l’ospedale 040 dove per due anni arrivano centinaia di italiani feriti, congelati e sommersi da valanghe. Mai ci era stato dato di leggere pagine più dense sulla ritirata causata dallo sfondamento di Caporetto come quelle di Ragucci. Il suo libro è prezioso perché fa capire veramente cosa causavano i combattimenti e la guerra all’addiaccio, la guerra sopra i 2.000 metri, che nessun altro ufficiale ha mai raccontato.
Ospedale da campo 040 di Cortina – La guerra di montagna vista da un medico
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Ospedale da campo 040 di Cortina – La guerra di montagna vista da un medico