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    Vita di Guerra

    18,00 17,10
    Ettore Viola, figlio di contadini della Lunigiana, fu il fante più decorato della guerra. Le sue imprese hanno il sapore dell’epica omerica, tanto più lo furono quelle da civile: Presidente dell’Associazione Nazionale degli ex combattenti in opposizione al fascismo, rimase alla Camera a contrastare il regime fino al novembre 1926. Un grande italiano pervaso di etica civile e onesta.  
    Ettore Viola (Villafranca Lunigiana 1894-Roma 1986), figlio di contadini, si rese protagonista di una serie martellante di episodi di valore a Monfalcone nel 1915 che determinarono il suo passaggio a sottotenente per merito di guerra. Nella primavera 1916, in meno di 60 giorni ebbe due medaglie d'argento e la promozione a tenente per merito di guerra. Da capitano del VI Reparto d'assalto sul Grappa a Ca' Tasson ebbe - unico fante nella guerra - la Medaglia d'Oro e la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, in quanto giunto con soli tre uomini nelle trincee nemiche, prese il comando di altre truppe rimaste senza ufficiali e respinse ben undici contrattacchi austriaci. Eletto presidente dell'Associazione degli ex combattenti ad Assisi si oppose all'adesione al partito fascista e all'appoggio del governo. Rimase all'opposizione alla Camera dal novembre 1924 al novembre 1926 - a difendere strenuamente la libertà e la centralità del Parlamento. Espatriato in Cile, svolse opera antifascista durante la guerra. Rientrato in Italia nel 1944 rimarrà in carica come presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti fino al 1958. Deputato nel 1948 combatté coraggiosamente contro la corruzione e il conflitto d'interessi di alcuni ministri del governo De Gasperi, venendo anche malmenato in aula. Arrivò perfino ad autoaccusarsi per ottenere una Commissione d'inchiesta e diede fondo a tutti i risparmi del lavoro in sudamerica. Seguendo il suo codice d'onore, le battaglie civili di Viola furono superiori alle sue imprese militari. Eccezionalmente fu consentito di seppellirlo al Sacrario militare del Monte Grappa - in territorio di Crespano - teatro delle sue imprese militari giovanili. Viola fu uno dei veri esponenti di "un'aristocrazia del valore" e ha indicato con l'esempio il rigore etico in quella vita quotidiana dove tutti noi siamo cittadini uguali e liberi. Vi sono pochi uomini che possono vantare coraggio in battaglia e grandi imprese nella vita civile. Quando se ne trova uno, nella storia d'Italia è utile che gli altri cittadini siano messi nella condizione di assaporarne le avventure.
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    Villa Giusti

    15,00 14,25
    Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti hanno vinto il primo conflitto mondiale, ma l’Italia ha il merito esclusivo di avere posto fine a un conflitto che, secondo le previsioni degli stessi Alleati, sarebbe durata fino alla primavera 1919. La battaglia di Vittorio Veneto fu decisiva non solo per lo sfondamento sul Piave, ma soprattutto per l’inseguimento con cavalleria, bersaglieri, autoblindo e aerei che aveva portato alla distruzione dell’esercito imperiale e all’impossibilità per la Germania di continuare la guerra. Il disconoscimento storiografico del contributo italiano alla vittoria dell’Intesa, prima che l’esercito americano fosse pronto, iniziò già nel 1918, ed è continuato fino ad oggi. Raccontando le trattative per l’armistizio, dalla presentazione del plenipotenziario austriaco alle linee di Val Lagarina, alla sottoscrizione del testo approvato dalle forze dell’Intesa e degli Stati Uniti con le clausole militari e navali, questo libro apre una rilettura della guerra che sancì la nascita dell’Europa delle nazioni.
    Lorenzo Cadeddu colonnello della riserva, è insignito dell’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana e della Croce d’Onore dalla Croce Nera d’Austria. È presidente del Centro Studi storico-militari sulla Grande Guerra “Piero Pieri” di Vittorio Veneto. Tra i suoi ultimi libri: Lo spionaggio italiano nel 1918 (2019); La brigata Sassari a Monte Zebio (2018); Guida illustrata al campo di battaglia del Piave da Ponte di Piave al mare (2018) e Alla ricerca del milite ignoto. Aquileia, Redipuglia, Altare della patria, i luoghi della memoria e dell’identità italiana (2018).
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    Un’Inquieta Felicità

    16,50 15,68
    Un grande romanzo che unisce amore e storia. Una narrazione giocata sul contrasto tra la società alto-borghese lombarda e la drammatica realtà di chi in Friuli vive l'esperienza del fronte. Sono gli anni della Grande Guerra. Vittoria, una giovane crocerossina, dopo un'intesa storia d'amore con un capitano trentino che combatte nell'esercito italiano, cede ad un tenente di nobili origini che, per quanto trasgressivo e disincantato, la reinserirà nella sua sfera borghese. Sarà una felicità inquieta perché, al di là delle apparenze, le passioni vissute in guerra l'hanno segnata e il suo anticonformismo non si è spento.
    Federica G. Ravizza: una laurea in Lingue e Letterature straniere all'Università Ca' Foscari di Venezia con una tesi sulla struttura dei romanzi di D.H. Lawrance. Ha insegnato per lunghi anni al Liceo Scientifico Benedetti di Venezia. Ha collaborato con il "Messaggero Veneto" pubblicando numerose recensioni di romanzi e una serie di articoli riguardanti i letterati al fronte nella Grande Guerra. Vive tra Venezia e Santa Marizza di Varmo dove si era legato in amicizia con Elio Bartolini e Sergio Maldini al quale ha dedicato "Il sogno di una casa", un saggio riguardante la genesi letteraria del romanzo "La casa a Nord-Est".
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    Introduzione di Paolo Rumiz Questo nuovo libro sul complesso tema dell’identità e dell’esperienza della guerra vissuta dai sudditi del Litorale Austriaco è un racconto anche per immagini della nuova guerra che vide l’ultimo scontro di cavalleria della storia. Essa generò quasi contemporaneamente i primi assi dell’aviazione e della guerra sottomarina mentre a terra si riscoprivano le corazze, le mazze ferrate, le bombarde e la vita nel fango delle caverne. Gli ultimi italiani d’Austria conobbero l’ingiustificata diffidenza dei comandi militari, il disprezzo e talvolta l’offesa diretta dei loro stessi comandanti. Tutto il contrario di quanto era espresso dalle leggi asburgiche; lo stesso imperatore dovette intervenire per raddrizzare un torto o per rimediare a un palese errore. Il volume contiene anche un breve studio sui soldati ebrei del reggimento 97°.
    Roberto Todero ricercatore storico della prima guerra mondiale, esperto di uniformologia e storia asburgica, ha organizzato mostre in Italia e all’estero: Trieste, guarnigione della belle époque 1883 - 1914; Balcani - Galizia 100 anni, scena prima e la mostra quinquennale Uno sguardo dal Litorale 1914 - 1918. Per i suoi studi gli è stata conferita la Ehrenkreuz da parte della Croce Nera d’Austria. Tra i suoi libri con la Gaspari: KAPPENABZEICHEN distintivi da berretto austroungarici (2003) DALLA GALIZIA ALL'ISONZO STORIA E STORIE DEI SOLDATI TRIESTINI NELLA GRANDE GUERRA (2006); IL RACCONTO DELLE CARTOLINE IMPERIAL REGIE (2012), I FANTI DEL LITORALE AUSTRIACO SUL FRONTE ORIENTALE 1914-1918 (2014), CANI E SOLDATI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE (2011).
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    Stanista Terskaja

    14,00 13,30
    Con i paradossi di cui è piena la storia, spesso proprio nei suoi momenti più tragici, gli "occupanti" cosacchi furono quelli, alla fine, che pagarono il prezzo più alto: in termini di vite umane, di sradicamento, di perdita della propria identità, proprietà, tradizione. Non vennero trattati, come sarebbe stato più giusto, come truppe di occupazione sconfitte, come esercito in ritirata e fatto prigioniero, come responsabili di violenze e di crimini commessi con la giustificazione e la scusa della guerra. Ma vennero, tutti senza distinzione, consegnati alla vendetta di Stalin, militari e civili, capi militari e famiglie operose, assassini e contadini.
  • Dopo Le bugie di Caporetto, che ricostruiva lo sfondamento del 24 ottobre, in questo volume si racconta lo scontro tra tedeschi e italiani del 25 e 26 ottobre sui monti a sud di Caporetto, con le testimonianze dei generali e, soprattutto, degli ufficiali subalterni.
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    Preti in Battaglia Vol. 3

    29,00 27,55
    I cappellani militari sono stati una componente fondamentale della coesione dei reparti e della condivisione dei cattolici alla condotta della guerra vittoriosa che, secondo le motivazioni dell’epoca, completava il Risorgimento e l’unità di tutti gli italiani. Questo terzo volume racconta e illustra con centinaia di foto e mappe i combattimenti in cui questi giovani ventenni appena usciti dai seminari o dai conventi compirono azioni temerarie, salvando vite di fanti e alpini, bersaglieri e marinai.
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    Preti in Battaglia Vol. 2

    20,00 19,00
    “Spesso si pensa che lo stato di vita sacerdotale sottragga dalla storia. Si ritiene che servire Dio nella Sua Chiesa significhi, in qualche modo, deresponsabilizzarsi rispetto alle problematiche del mondo attuale. Si pensa ai sacerdoti come uomini da sacrestia, ai religiosi come esseri chiusi in un convento, ai contemplativi come persone avulse dalla società, isolate dal mondo, concentrate su uno spiritualismo lontano dall’umanità...”, scrive monsignor Santo Marcianò nella Prefazione, nella Grande Guerra accadde infatti che questi giovani cappellani militari diventarono uno degli elementi fondamentali sia per la coesione del reparto, e quindi per la sua sopravvivenza, che per la vittoria finale. La coesione di un reparto, base di qualsiasi successo nonché di sopravvivenza in situazioni estreme, dipendeva da un complesso di fattori, il più importante dei quali era senz’altro l’aggregazione di gruppo, a più livelli, che dal piccolo gruppo informale sale a una identificazione nel battaglione o nel reggimento e, come sottolinea Giorgio Rochat, “con un certo grado di provocazione, si può dire che un esercito per funzionare ha bisogno di amore, non come sesso, ma come capacità di rapporti umani intensi e affettivi tra eguali, ma anche tra superiori e inferiori”. Questa considerazione di Rochat sui sentimenti di amore, di amicizia. di condivisione profonda generata tra rapporti umani intensi tra eguali e tra superiori e inferiori in situazioni così fuori dalla norma ed estreme come furono quelle della Grande Guerra, va messa in correlazione con il fatto che quella guerra rappresentò il momento epico in cui si formò per la prima volta l’amalgama tra classi borghesi e classi popolari. Ecco allora che il racconto di ciò che fece Annibale Carletti di Cremona, Pietro Robotti di Alessandria, Eugenio Robbiano di Tortona, Ettore Civati di Como, padre Arcangelo Monaco di Vico del Gargano, di Giovanni Folci di Varese, di Ernesto Pisacane di Caserta, Giovanni Mazzoni di Arezzo e Vittorio Maini di Pavia diventano altrettante manifestazioni di amore per il prossimo. La narrazione delle loro imprese e delle persone che ne beneficiarono sono punti di cristallizzazione o abbreviazione narrativa della memoria collettiva in cui la società italiana può riconoscere sé stessa e la propria storia. E la conoscenza di sé stessi è la struttura mentale che ci permette di superare le nuove sfide che la storia non lesinerà.
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    Preti in Battaglia

    29,00 27,55
    Già nell’estate-autunno del 1915 i cappellani non aspettavano solo l’arrivo dei soldati nei posti di medicazione, ma andavano a confortare e a recuperare i feriti sul campo di battaglia, avvicinandosi sempre più alla linea di fuoco, lì dove serviva il loro soccorso, l’incitamento ai barellieri, l’organizzazione dello sgombero. Molti cappellani escono di notte, o di giorno fidando dell’abito talare o della croce cucita sulla divisa, a recuperare i corpi per darne sepoltura. Ma quella dei feriti che invocano soccorso oltre i reticolati e che muoiono senza nessuno vicino è per molti sacerdoti una cosa insopportabile. Ed escono dalle trincee. Seguono in coda le ondate d’assalto per poter subito raccogliere i feriti, e salvarli, e assistere i morenti, e salvarli. Sono giovani che hanno ancora l’ingenuità della gente semplice. Sono lì, abbandonati nella terra di nessuno, assetati, invocanti la mamma. Ecco allora che i cappellani escono dai ripari e di propria volontà per rispettare un vincolo morale, un’etica basata sul desiderio di non deludere chi si attende qualcosa da te, rischiano la vita spesso solo per tenere la mano ai feriti e tranquillizzarli. Eccoli correre tra gli scoppi delle granate. Nessuno l’ha loro ordinato. Anzi il loro posto canonico era il posto di medicazione o l’ospedaletto da campo, abbastanza lontano e sicuro. Il loro coraggio è eroismo puro, perché non raccontarlo? Se non lo si racconta è come se il loro sacrificio non sia mai esistito.
    Paolo Gaspari in più di vent'anni di ricerche ha portato alla luce i 16.000 memoriali degli ufficiali fornendo una rilettura innovativa di Caporetto e delle battaglie della ritirata.
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    Povera Patria

    16,50 15,68
    I fanti ignoranti e gli ufficiali inferiori portati al macello da arroganti ufficiali superiori è un pregiudizio che non ha riscontro nella storia. Il libro analizza, attraverso documentazione d'archivio, numerosi processi militari, in cui gli imputati ebbero modo di dimostrare la propria innocenza attraverso le testimonianze di commilitoni e ufficiali superiori venendo così scagionati da accuse spesso pretestuose.
    Paolo Gubinelli, nato a Macerata, vive e lavora ad Ancona come procuratore della repubblica contro la criminalità organizzata, è autore di vari studi e per la Gaspari ha pubblicato Sparate dritto al cuore. La decimazione di Santa Maria la Longa e quella inglese a Etaples (2014); con G. Dalle Fusine e P. Snichelotto, Morire di Paura. Shell shock e le fucilazioni di San Vito di Leguzzano, la giustizia militare inglese e italiana a confronto (2017); Vite parallele. Il generale Graziani e Piero Calamandrei (2020).
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    Un'impietosa analisi delle sofferenze della clausura nei lager, le perversione e la vita sessuale, la pazzia, la simulazione e la psicologia dei reduci dalla prigionia. Il libro rivelazione di un grande scienziato.
    Amedeo Dalla Volta (Mantova 1892-Genova 1985) dal 1915 nel Corpo di sanità e chirurgia, fatto prigioniero nel 1917, durante la reclusione raccolse il materiale per gli "Studi di psicologia e psichiatria sui prigionieri di guerra". Nel gennaio 1930 fu nominato professore straordinario di medicina legale all'Università di Catania e, dal 1936, di Genova. Estromesso dall'accademia dal varo fascista della legislazione razzista (1938), rientrò nei ranghi dell'insegnamento a guerra conclusa grazie anche al solerte appoggio di padre Agostino Gemelli. Del 1961 è la sua importante opera: il "Dizionario di psicologia". Andrea Scartabellati studioso di storia e di antropologia, ha pubblicato e curato monografie e saggi dedicati ai temi della povertà, della storia della psichiatria e della follia di guerra.
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    Le forme di compensazione e di consolazione che sopperivano ai rischi letali delle trincee. I santini, le pipe, gli accessori per il fumo, le carte da gioco, i dadi, la dama, gli scacchi, il domino, il gioco dell’oca vengono raccolti nelle 350 immagini a colori del volume.
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    Pochi conoscono le avventure degli italiani paracadutati o arrivati via mare nelle terre invase del Friuli e del Veneto per svolgere l’attività spionistica. Romiati, Tandura, i fratelli Carli, De Carlo, Lorenzetti, d’Attimis, di Montegnacco, Barnaba e una decina d’altri informatori che a costo della vita permisero agli Stati Maggiori di avere precise informazioni grazie alle quali l’Italia vinse la Prima guerra mondiale.
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    Le Suore della Libertà

    18,00 17,10
    Il libro nasce da centinaia di lettere, cronache e resoconti scritti dalle Dorotee di Vicenza sotto gli allarmi, i bombardamenti, le fughe. Le carte provengono da varie regioni d’Italia e perfino dal campo di prigionia inglese in Palestina. Narrano la seconda guerra mondiale vissuta dalle suore insieme ai pazienti negli ospedali e nei ricoveri, i detenuti nelle carceri, i bambini negli orfanotrofi, i ragazzi nelle scuole, la gente dei quartieri poveri. Ma rivelano anche un’altra guerra, meno conosciuta. Quella combattuta in segreto da alcune suore che rischiarono la vita per aiutare ebrei perseguitati, nascondere militari e prigionieri fuggiaschi, appoggiare operazioni partigiane; suore che si misero dalla parte dell’uomo da soccorrere e da curare, indipendentemente dallo schieramento militare o politico a cui apparteneva. Eppure, in quei momenti confusi e difficili, quando si trattò di fare una scelta, tutte scelsero d’istinto di mettersi dalla parte di chi lottava per la libertà. Leggi la recensione di Corrado Stajano sulle pagine del Corriere della Sera
    Albarosa Ines Bassani, delle Suore Dorotee di Vicenza, è tra le prime due donne nominate dal Papa come Consultore Storico per le Cause dei Santi; è membro dell’Accademia Olimpica di Vicenza, la più antica Accademia d’Italia, fondata nel 1555. È autrice di vari studi di storia contemporanea religiosa, sociale ed economica veneta. Con Gaspari Editore ha pubblicato L’altra Caporetto. Suore, orfanelle e pazze di Valdobbiadene profughe nei territori occupati (1917-1918) (2017, 20182).
  • A Redipuglia tra i 100.000 c’è anche una donna e le donne nella Grande Guerra hanno centinaia di storie da raccontare. Questo primo libro di una collana racconta storie di donne con un eccezionale apparato fotografico e illustrativo ed è rivolto alle insegnanti e al mondo delle scuole.
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    Le Case del Soldato

    16,00 15,20
    Le Case del soldato furono istituite sia al fronte, sia in tutta Italia con il contributo determinante dei cappellani militari e preti-soldato e, nel paese, del laicato cattolico. Crebbero costantemente nel numero e nella qualità e quantità dei servizi offerti ai combattenti. Lo scopo di questa grande convergenza di sforzi, cui parteciparono anche organizzazioni straniere, fu la gestione del tempo libero dei soldati, per riaffermare i valori religiosi e patriottici in un ambiente “sicuro”, che tenesse i combattenti al riparo da alcool, sesso e socialismo, cercando di evitare che la stanchezza e l’orrore del massacro potesse condurli al rifiuto della guerra
    Irene Guerrini e Marco Pluviano studiano da decenni la storia della prima metà del Novecento, pubblicando volumi e saggi e partecipando a convegni in Italia e all’estero. Si sono occupati in particolare sia dell’organizzazione del consenso attraverso l’intervento sul tempo libero degli italiani, sia della giustizia militare durante la Grande Guerra. Per Gaspari hanno pubblicato recentemente Fucilati senza processo. Il Memoriale Tommasi sulle esecuzioni sommarie nella Grande Guerra (2019).
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    Le Bugie di Caporetto

    29,00 27,55
    Un buon piano d'attacco non può essere grossolano. Un buon piano deve essere precisato a regola d'arte. L'arte è quella della guerra. È la narrazione vivace della preparazione e dello svolgimento dello sfondamento più famoso della storia italiana. Il binomio Caporetto – viltà e disastro – rifiuto della guerra, che sosteneva la consuetudine autodenigratoria peculiare degli italiani, viene giustiziato dalla storia dei fatti. Gli italiani combatterono come avevano sempre fatto, e come faranno in seguito, vale a dire con valore e spesso con atti d’eroismo. Dopo anni di ricerca su fonti d’archivio finora mai prese in considerazione è stato così possibile ricostruire militarmente la battaglia, ora per ora, con i nomi degli ufficiali in ciascun episodio e combattimento. Nella nuova edizione le decine di mappe a colori, le foto e le biografi e rendono fruibile il testo anche al lettore comune.
    PAOLO GASPARI, in più di vent’anni di ricerche ha portato alla luce i 16.000 memoriali degli ufficiali fornendo una rilettura innovativa di Caporetto e delle battaglie della ritirata. Tra i suoi ultimi libri: Le bugie di Caporetto. La fine della memoria dannata (2011); La verità su Caporetto (2012); La battaglia dei generali. Da Codroipo a Flambro il 30 ottobre 1917 (2013); La battaglia dei gentiluomini. Pozzuolo e Mortegliano il 30 ottobre 1917 (2013); Il senso della patria nella Grande Guerra. La fi erezza e l’identità italiana (2014); La battaglia dei capitani. Udine 28 ottobre 1917 (2014); Rommel a Caporetto (2016) e Il centenario mancato della Grande Guerra (2016).
  • Non c'è un paese in Italia che non abbia almeno un suo cittadino caduto sul Carso. Finora non esisteva un volume che ricostruisse le terribili battaglie carsiche; le centinaia di foto e piantine a colori permettono a chiunque di conoscere uno dei momenti cruciali dell'esperienza degli italiani in guerra
  • La storia del monte San Michele, il baluardo meridionale della testa di ponte austro-ungarica di Gorizia, teatro dei più cruenti scontri carsici fino all’agosto 1916, continuò ben oltre il primo dopoguerra e continua ancora oggi. Questa pubblicazione ne illustra l’evoluzione dal punto di vista strutturale ma anche concettuale. Nel corso di un secolo molte e profonde furono le trasformazioni di questo cupo teatro di guerra: dalla costruzione delle cannoniere al progetto del Carso Monumento della guerra Nazionale passando per il contestato Monumento Ossario al Fante italiano fino all’attuale CARSO 2014+. Il lettore potrà seguire un percorso storico che si è sviluppato per fasi alcune delle quali contestuali o in sovrapposizione fra loro quando in alcuni casi in netta opposizione. Il tutto per proporre al pubblico uno strumento utile a comprendere il rinnovamento continuo del monte San Michele verso una Via di Pace che porta alla costruzione di una memoria non passivamente accettata ma realmente condivisa
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    Il monte Sabotino, bastione settentrionale della testa di ponte austro-ungarica di Gorizia, rappresentò fin dall’inizio della guerra italo-austriaca un punto chiave del fronte dell’Isonzo. Straordinaria fortezza nella pietra, questo rilievo mostra ancor oggi pregevoli testimonianze dell’ars fortificatoria praticata prima dai reparti tecnici austro-ungarici e, dopo l’agosto 1916, da quelli italiani che lo trasformarono in un vero e proprio baluardo sotterraneo. Questo volume della collana “Archeologia di guerra” propone al pubblico uno strumento per comprendere l’affascinante metamorfosi di un Monte che per i suoi trascorsi bellici entrò nel mito collettivo della Grande Guerra, fu dichiarato Zona Monumentale nel 1922, attraversò il secondo conflitto mondiale, le vicissitudini del nuovo confine tra due mondi, la Guerra Fredda e la caduta della Cortina di Ferro, per trasformarsi in un museo all’aperto a vocazione transfrontaliera. Il Sabotino: 609 metri di roccia, scrigno eterno di guerre, di ferite, di cicatrici, di ricordi, di memorie, di ritorni dal passato fino a noi, oggi.
    Marco Mantini (Gorizia, 1966) collabora con diversi enti e associazioni italiane e slovene nell’ambito della ricerca storica e del recupero della memoria materiale del Primo conflitto mondiale sul fronte isontino. Nel campo editoriale partecipa con diversi autori alla realizzazione di guide storico-escursionistiche e saggi storici. Per l’editore Gaspari ha pubblicato: Da Tolmino a Caporetto. I percorsi della Grande Guerra tra Italia e Slovenia (I, II ed.); Viaggiare nella storia. Dall’Adriatico al passo di Monte Croce Carnico; Il racconto dei segni della Grande Guerra La Zona Monumentale del Monte San Michele. Da teatro di guerra a paesaggio della memoria ; con P. Gaspari e P. Pozzato: Generali nella nebbia. Le 36 ore di battaglia della 43a Divisione, da Monte Nero al ponte di Caporetto ; con S. Stok: I TRACCIATI DELLE TRINCEE SUL FRONTE DELL’ISONZO - Vol.3, parte 2a II e III.
  • Cos’è Caporetto? Caporetto è la battaglia più importante della storia italiana ed è sinonimo di disastro, ma soprat- tutto di crisi morale, d’inaffidabilità degli italiani, di fuga e di viltà. Questo libro della nuova collana “La storia illustrata e raccontata”, ricostruisce tutte le fasi della battaglia illustrandole con schizzi, foto e planimetrie moderne a colori e soprattutto finalmente scritto e illustrato per un pubblico di lettori comuni
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    La storiografia non può prescindere dall'opera del Bencivenga – a quel tempo era a capo dell'Ufficio Operazioni del Comando Supremo – e che fu l'unico generale a subire il confino durante il fascismo. È il volume che riguarda il 1916: la Strafexpedition e la presa di Gorizia, ma anche i massacri di Verdun e delle battaglie dell'Isonzo. Uno dei libri fondamentali per interpretare gli avvenimenti militari di un anno cruciale per gli eserciti dell'Intesa.
    I libri di Roberto Bencivenga sono considerati tra i contributi più lucidi e originali sull'interpretazione della Grande Guerra.
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    L’Altare della patria è il luogo sacro dell’identità italiana, il simbolo della cosa più importante che hanno compiuto gli italiani nell’ultimo secolo e mezzo: una patria libera, indipendente e unita. Ma il Cimitero degli eroi di Aquileia fu il vero punto di partenza del processo identitario, poi riformulato con il Sacrario di Redipuglia. È il fronte dell’Isonzo il luogo vero, quello dove s’intrecciano milioni di storie di valorosi ventenni di ogni ceto sociale e regione. Questo libro è strutturato per gli insegnanti e gli studenti affinché recuperino il sentimento di una patria comune e dell’immane sacrificio collettivo compiuto per coronare il Risorgimento, così come è scolpito anche sulle lapidi di ogni municipio italiano. Storia della singola comunità e grande Storia sono così un tutt’uno.
    A CURA DI LORENZO CADEDDU, PAOLO GASPARI, GIORGIO SECCIA, GIUSEPPE SEVERINI, ROBERTO TODERO
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    Il primo libro sulla battaglia d’arresto Dopo la ritirata seguita allo sfondamento di Caporetto, nell’ottobre 1917, le truppe italiane della 3a Armata si ritirarono rapidamente attestandosi sulla riva destra del Piave pur con il nemico a poche ore di distanza. In pochi giorni i soldati e i comandi si prepararono a resistere all’imminente attacco. In una minuscola frazione di San Biagio di Callalta, Fagarè di Piave, era stato dislocato un pugno di uomini al comando di un tenente poco più che ventenne. Questi giovani soldati, ai quali si aggiunsero i primi ragazzi del ’99, seppero dapprima contenere l’improvviso assalto nemico, e poi respingerlo in poche ore sulla riva opposta, dando così inizio al periodo della “Battaglia d’arresto”. Questa è la storia di quella fredda mattina del 16 novembre 1917.
    Renzo Catellani, studioso del costume militare italiano, ha pubblicato saggi su “Uniformi & Armi” e con G. Stella i cinque tomi di Soldati d’Africa (Albertelli 2012), per la Gaspari: Carso 1917, il 154° reggimento nell’inferno di Castagnevizza (2018).
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