MONTE SAN MICHELE

Margine settentrionale dell’Altopiano di Doberdò – Doberdob, le quattro cime del Monte san Michele erano un importante baluardo, assieme al Podgora e al Sabotino, della Testa di Ponte di Gorizia, il sistema difensivo austro – ungarico che fermò per oltre un anno i tentativi italiani in direzione della così detta “Nizza Austriaca”.

L’esercito italiano vi si avvicinò da più parti, occupando prima le quote del Bosco Cappuccio, sopra a Sdraussina, per portarsi poi verso la Sella di San Martino. Per il lento avvicinarsi alle cime ci si avvalse anche dei famosi “valloncelli” solchi naturali approfonditi dalle acque meteoriche che permettevano ai soldati di avvicinarsi non visti alle linee avversarie. Tra questi ben conservata la memoria di quello dell’Albero Isolato e di quello di Cima Quattro, ricordati anche nelle liriche di Giuseppe Ungaretti.

Il Monte san Michele, ben raccontato dalla corrispondente di guerra viennese Alice Schalek, è oggi un luogo comune della memoria europea di quella guerra, frequentatissimo da persone provenienti dall’Ungheria, eredi dei combattenti di allora qui schierati a difesa. Il Monte fu anche il luogo del primo attacco mediante il lancio dei gas asfissianti realizzato dagli austro – ungarici alla fronte italiana il 29 giugno del 1916 che rallentò solo per poco la conquista italiana avvenuta il 7 agosto dello stesso anno, durante la sesta battaglia dell’Isonzo, la Battaglia di Gorizia.